mercoledì 6 marzo 2019

Secondo alcune ricerche dormire poco fa ingrassare

Dormire poco fa ingrassare: questo è quanto risalta da alcune ricerche portate avanti negli ultimi anni. Un sonno insufficiente, sia sotto il punto di vista della quantità che della qualità, potrebbe influire negativamente sul peso. Questa affermazione, per molti versi piuttosto forte, non è campata in aria. A consolidare questa opinione infatti, non vi è solo una ma ben 5 considerazioni che, in tempi e situazioni diverse, sono state effettuate da esperti del settore.

5 motivi per cui dormire poco fa ingrassare

A prescindere da fattori legati al peso, dormire poco e male fa male. Per non rendere il discorso troppo ampio e noioso però, qui ci concentreremo esclusivamente su 5 motivi per cui dormire poco fa ingrassare:

  1. secondo la dottoressa Eve Van Cauter del centro di Medicina del Sonno e del Metabolismo dell’Università di Chicago, quando non si dorme in modo non corretto, la produzione degli ormoni viene alterata. Nello specifico, l’assenza o la carenza di sonno aumenta un ormone prodotto dallo stomaco (la grelina) che solitamente riduce la sensazione di fame e, allo stesso tempo, diminuisce la secrezione di leptina, che invece stimola la sensazione di sanità. Per questo, se hai fatto caso, a volte quando dormi particolarmente poco ti svegli con più appetito del solito.
  2. Secondo il dottor Kenneth Wright, direttore del laboratorio del centro di Medicina del Sonno e Cronobiologia dell’Università del Colorado, invece la riduzione del sonno aumenta la necessità di calori. Secondo i suoi test, sono infatti circa 300 le calorie in più richieste da chi non dorme o comunque dorme molto male. D’altronde il nostro fisico, quando si trova in una fase di sonno, consuma molte meno calorie. Se invece è sveglio più a lungo, il fabbisogno cresce.
  3. Secondo la dottoressa D. DePorter dell’Università dell’Arizona, la fame che si ha quando si dorme male o di meno, è indirizzata maggiormente al puro piacere che a una reale necessità. A causa di un ritmo di veglia/sonno alterato infatti, gli endocannabinoidi aumentano a dismisura nell’organismo. Ciò va ad influire sulla necessità di cibo che percepisci rispetto a quella reale.
  4. Dormire fa poco ingrassare, secondo la dottoressa Josiane Broussard del Cedar Sinai Medical Center di Los Angeles, perché ciò altera l’equilibrio del grasso corporeo. Le cellule del tessuto adiposo così, diventano incapaci di rispondere adeguatamente all’insulina. In alcuni particolari casi, ciò può scatenare un fenomeno definito insulino-resistenza che è alla base dell’insorgenza di obesità e soprattutto diabete di tipo 2.
  5. Un ritmo di sonno alterato, è spesso accompagnato da spuntini notturni. Spesso, in questi frangenti non si assumono alimenti propriamente salutari…

 

Fonte: Informasonno

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venerdì 1 marzo 2019

Perdere peso a 40 anni? Ecco perché è così difficile!

Perdere peso a 40 anni non è facile come quando se ne aveva 20: si tratta di una delle tante tristi considerazioni di quando si raggiungono i famosi “anta”. Come se non bastasse il fisico che cambia, a farci sentire gli anni che passano ci si mette anche il peso! Si tratta di una semplice impressione o vi è un reale fondamento verso questa considerazione?

Secondo quanto affermato da Stefano Erzegovesi (nutrizionista e psichiatra responsabile del Centro dei disturbi alimentari dell’Ospedale San Raffaele di Milano) questa considerazione ha fondamenta a dir poco solide.

Perdere peso a 40 anni è realmente più difficile: ecco perché

Secondo diversi studi specifici, anche le persone che rimangono attive, a partire dai 30 anni ogni decennio perdono massa muscolare sostituendola con massa grassa. I muscoli consumano più calorie del grasso e quindi meno muscoli significa un metabolismo più lento e la necessità di un minor numero di calorie che non sempre trova riscontro nel tipo di dieta“. Sempre secondo il nutrizionista poi, altri fattori legati all’età non favoriscono di certo il dimagrimento: chi supera i 40 infatti, tende ad essere più sedentario e dunque questo effetto viene accentuato.

Anche gli sportivi più accaniti devono però arrendersi davanti a fattori come gli sbalzi ormonali. Come spiega Erzegovesi “La menopausa comporta molto spesso un aumento di peso e una modifica del metabolismo basale“. In maniera minore, con l’avanzare dell’età, anche gli uomini subirebbero delle modifiche al metabolismo che portano a risultati comunque simili.

Non solo, secondo le ricerche, pur non avendo a che fare con veri e propri disturbi alimentari, una persona anziana può avere dei problemi. A causa di shock emotivi o stati come la solitudine, è possibile trovare nel cibo una sorta di “consolazione”. Se questo fattore è piuttosto comune a tutte le età, con il passare degli anni può incidere maggiormente sul peso.

Come fare a perdere peso a 40 anni (e dopo)

La chiave di tutto risiede nel guadagnare muscolatura e accelerare il metabolismo. Un’attività fisica più lieve rispetto al passato ma costante, una dieta ricca di proteine (ma non di calorie) soprattutto vegetali può essere un buon modo per perdere peso a 40 anni e nei decenni successivi. Non va comunque sottovalutato il lato psicologico e risulta estremamente necessario mantenere rapporti interpersonali, amicizie e (perché no) anche una vita di coppia soddisfacente.

Fonte: Corriere.it

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domenica 24 febbraio 2019

Un metodo per far scoprire e consumare frutta e verdura ai bambini

Frutta e verdura, per i bambini sono spesso alimenti piuttosto ostici. Nonostante sappiamo bene come questi siano importanti non solo nella fase di crescita ma anche in tutto il corso della vita, i genitori sono spesso costretti a fare i salti mortali per convincere i più piccoli in tal senso. Grazie alla dieta ViviSmart, questo processo sembrerebbe molto più semplice. Ma di cosa si tratta?

Si tratta di un progetto portato avanti da grandi società nell’ambito alimentare come Barilla, Coop e Danone. Grazie a questa dieta sperimentale, i bambini che hanno imparato a mangiare più frutta e verdura, a bere più latte e ad aumentare la loro attività sportiva. La ricerca sviluppata dalle università Lumsa, Napoli Parthenope e Roma Tre con il prezioso contributo della Società Italiana di Medicina Generale ha portato risultati decisamente positivi.

Con ViviSmart si è riuscito a far consumare frutta e verdura ai bambini!

Tra le diverse attività promosse nell’ambito del progetto, spicca una rivalutazione della dieta mediterranea e un focus specifico sui comportamenti quotidiani dei più piccoli. I risultati ottenuti, rappresentati con freddi numeri, denotano un aumento del 6% per quanto riguarda il consumo di frutta. Per quanto riguarda le verdure invece, si parla addirittura del 135%. Allo stesso modo è aumentato il consumo di acqua così come quello del latte e dei suoi derivati.

Secondo quanto affermato da Roberto Ciati di Barilla Group “È necessario promuovere una corretta alimentazione sin dall’età scolare  facendo leva su iniziative concrete e calate nella vita quotidiana per migliorare gli stili di vita, come recentemente sottolineato dalla risoluzione ONU sulla prevenzione“.

Il progetto ViviSmart ha coinvolto 16 scuole, 80 insegnanti e più di 1.500 bambini nelle aree metropolitane di Milano, Parma Firenze e Bari. La sensibilizzazione dei più piccoli che, con questo progetto ha portato a così grandi risultati, potrebbe in futuro diventare una costante nelle nostre scuole. Ciò potrebbe comportare con un miglioramento notevole della salute e dello stile di vita nelle generazioni future.

Fonte: Quotidiano.net

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sabato 9 febbraio 2019

The Healthy Planet Diet: una dieta per salvare la terra?

Basterà una dieta per salvare la terra? Probabilmente no, ma se ognuno di noi dovesse fare qualcosa per preservare il nostro pianeta, la vita dei nostri figli ne gioverebbe molto.

Conosciuta nel mondo anglosassone come The Healthy Planet Diet si tratta di un particolare regime alimentare che, oltre a consentire di migliorare la propria salute, tutela il nostro pianeta. Effettivamente, calcolando quanti sono gli umani sulla terra, è facile intuire come cambiare in massa le proprie abitudini alimentari potrebbe avere una notevole incidenza a livello ecologico.

A livello pratico, come si segue questa particolare dieta? Essa è costituita da un’alimentazione che vede l’impiego del 50% di frutta e verdura di stagione e al 50% di un insieme di proteine, oli e grassi vegetali e cereali integrali.

In misura nettamente minore sono assumibili anche proteine animali come carni bianche e pesce. Non mancano gli alimenti che risultano invece assolutamente “vietati” come lo zucchero, latte e derivati e carne rossa.

Poi ci sono i cibi fortemente sconsigliati, quali carne rossa, verdure ricche di amido, latte e latticini, oltre allo zucchero raffinato, quest’ultimo da bandire in forma definitiva.

Come portare avanti la dieta per salvare la terra?

A livello pratico, come si può comporre un programma che segue queste direttive? Una giornata tipo per chi segue la The Healthy Planet Diet dovrebbe svilupparsi nel seguente modo:

  • Per colazione, un’ottima idea potrebbe essere una omlette con verdure di stagione, una spremuta di agrumi o una macedonia. Abbinare al tutto una manciata di noci.
  • In occasione del pranzo di può optare per verdura (sia cruda che cotta), legumi e come frutta una mela o qualunque altro frutto di stagione.
  • La merenda può essere costituita da frutta di stagione (intera o sotto forma di macedonia).
  • Per cena, una zuppa di legumi o un passato di verdura può essere una buona soluzione.

Come è facile intuire, si tratta di un regime alimentare estremamente sano. Se a ciò si aggiunge il lato prettamente ecologico, si tratta di una soluzione valida anche sotto il punto di vista etico!

 

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martedì 29 gennaio 2019

Una dieta ricca di sale consuma le ossa

Che l’abuso di sale sia dannoso per il corpo umano è ben noto, ma alcune recenti ricerche, avrebbero mostrato qualcosa di piuttosto preoccupante. Una dieta ricca di sale consuma le ossa: questo è quanto sarebbe dimostrato da una nuova ricerca portata avanti dagli specialisti del Baker Heart and Diabetes Institute di Sydney, Australia.

Durante i test portati avanti dagli studiosi australiani, alcuni topi di laboratorio sono stati alimentati per 12 settimane con una dieta ad alto contenuto di sale per esaminare le conseguenze oltre all’ipertensione. Gli scienziati hanno scoperto, al termine del periodo, che i topi avevano sistemi immunitari estremamente attivi e un numero eccessivo di globuli bianchi.

Lo studio australiano ha confermato come una dieta ricca di sale consuma le ossa

Secondo gli stessi studiosi “Abbiamo continuato a vagliare i dati e le evidenze si sono moltiplicate”. I risultati di tali analisi? I ricercatori hanno trovato le ossa dei topi consumate, quasi “bucate” dal consumo massiccio di sale. Le cellule immunitarie iperattive, sono cresciute a dismisura per l’esposizione ad alti livelli di sale, sino a corrodere il tessuto osseo.

Anche se lo studio non è ancora stato completato, i primi risultati sono già stati presentati al pubblico. Gli scienziati hanno confermato come, sui soggetti resi in esame “Le ossa non sono solide. Sono costituite da un’impalcatura di cellule ossee, con cellule staminali che hanno il compito di produrre nuove cellule per il sangue. Quando le cellule immunitarie cominciano a corrodere l’osso, le staminali si diffondono liberamente”. Gli specialisti australiani stanno hanno dedotto che questo comportamento potrebbe essere alla base degli attacchi di cuore che si registrano con maggiore frequenza nei soggetti che consumano un alto livello di sale.

Se il consumo massiccio di iodio era considerato dannoso già da molti anni, queste nuove scoperte potrebbero convincere sempre più persone a rinunciare a questa tipologia di alimento.

Fonte: Ilvaloreitaliano.it

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venerdì 25 gennaio 2019

Dieta dell’inverno: come dimagrire nella stagione fredda

La dieta dell’inverno può essere un ottimo modo per perdere qualche chilo in vista della bella stagione? Anche se per molti il periodo invernale è carico di tentazioni (soprattutto nel periodo delle feste), in realtà si tratta di una stagione nella quale è possibile portarsi avanti in vista della prova costume.

In questo ambito è infatti possibile, senza fare troppe rinunce, “limare” qualche chilo per poi rifinire il nostro corpo con l’arrivo della primavera. Perché l’inverno può essere un ottimo momento per perdere peso e come si svolge questo tipo di regime alimentare?

La dieta dell’inverno è un ottimo metodo per poter perdere qualche chilo nella stagione fredda

A dispetto di Natale e capodanno, va detto che l’inverno è una stagione particolarmente adatta a bruciare le calorie. Con il freddo infatti, il nostro corpo impiega una quantità maggiore di energia per mantenere il calore. Secondo questo principio è possibile partire “avvantaggiati” se si intende perdere peso in questa stagione.

Dunque, sapendo di questo piccolo vantaggio, rimbocchiamoci le maniche e cerchiamo di perdere peso senza troppa fatica!

Per quanto riguarda la colazione è possibile abbinare il consumo di caffè con un po’ di cereali integrali o biscotti integrali. A metà mattina, una tisana o un frutto di stagione (magari un arancio o un paio di mandarini, entrambi ricchi di vitamina C). A pranzo, è possibile abbinare 50 grammi di pasta (o in alternativa riso) con un po’ di verdure cotte ed eventualmente un altro frutto. La merenda potrebbe essere uno yogurt, mentre a cena ci si può accontentare di una zuppa calda, un brodo o carne alla griglia.

L’alternativa alla dieta invernale? Ne abbiamo già parlato in passato…

Questo particolare periodo dell’anno si presenta ideale per un’altro regime alimentare di cui abbiamo parlato in passato, ovvero la dieta del minestrone. Si tratta di un particolare tipo di dieta che può arrivare a far perdere un gran numero di chili nel giro di pochi giorni ma, essendo piuttosto drastica, necessita di grande attenzione per essere utile e non dannosa.

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